Senso di colpa o responsabilità?




La colpa è un’emozione secondaria a valenza negativa che ognuno di noi prova quando commette qualcosa di sbagliato (Baumeister et al., 1994).
Tutti dovrebbero analizzare i loro sensi di colpa il più obiettivamente possibile. La prima cosa da fare è chiedersi se il sistema stabilito di norme che è stato infranto sia valido o meno. Ci sono molti casi nella storia in cui qualcosa che è normale e legale va completamente contro il più alto dei valori umani. Il caso più estremo è il nazismo, che ha esaltato la "purezza della razza" come il più grande valore, anche se in realtà non lo era. Quei sistemi di valori e norme non sono lì per essere seguiti passivamente. Anche quando vengono trasmessi da un’autorità, non è salutare seguirli ciecamente se non capisci il loro significato, o se non riesci a vedere chiaramente perché esistono.


Il senso di colpa nell'antica Grecia 

Un altro fattore decisivo quando si tratta di valutare la propria colpevolezza è l'intenzione. A volte le persone fanno cose meravigliose per motivi terribili. E a volte le persone violano le norme per una ragione che ha più importanza o validità, come nella vicenda di Antigone.


Successivamente all’esilio di Edipo dalla città di tebe, a causa del parricidio, il suo figlio più giovane, Eteocle, bramoso di potere rifiuta di condividere il regno con il fratello Polinice. Quest’ultimo adirato per il gesto attacca Tebe con un imponente esercito ma nessuno ha la meglio perché entrambi cadono in battaglia. Allora Creonte, nuovo re di Tebe, dichiarò che soltanto uno dei fratelli, Eteocle, sarebbe stato degno degli onori e della sepoltura mentre Polinice, indegno degni onori, non avrebbe meritato nessuna sepoltura. In seguito alla notizia, Antigone – sorella di Polinice ed Eteocle - nonostante il consiglio prudente della sorella Ismene, decide che anche Polinice sarebbe stato seppellito così che la sua anima avrebbe potuto riposare in pace. Contravvenendo al divieto Antigone si appresta a ricoprire di sabbia il fratello e ad effettuare tutti i riti di sepoltura. Quindi si lascia arrestare e portare al cospetto del re Creonte. Fiera del gesto compiuto conferma la propria condotta davanti al rappresentante dello Stato.

“Non Giove a me lanciò simile bando,
   né la Giustizia, che dimora insieme
   coi Dèmoni d'Averno, onde altre leggi
   furono imposte agli uomini; e i tuoi bandi
   io non credei che tanta forza avessero
   da far sí che le leggi dei Celesti,
   non scritte, ed incrollabili, potesse
   soverchiare un mortal: ché non adesso
   furon sancite, o ieri: eterne vivono
   esse; e niuno conosce il dí che nacquero.
   E vïolarle e renderne ragione
   ai Numi, non potevo io, per timore
   d'alcun superbo. Ch'io morir dovessi,
   ben lo sapevo, e come no?, pur senza
   l'annuncio tuo. Ma se prima del tempo
   morrò, guadagno questo io lo considero:
   per chi vive, com'io vivo, fra tante
   pene, un guadagno non sarà la morte?
   Per me, dunque, affrontar tale destino,
   doglia è da nulla. Ma se l'uomo nato
   dalla mia madre abbandonato avessi,
   salma insepolta, allor sí, mi sarei
   accorata: del resto non m'accoro.
   Tu dirai che da folle io mi comporto;
   ma forse di follia m'accusa un folle.”  

 (Per testo integrale vedi. http://www.filosofico.net/antigonesofocle42.htm)

Ancora una volta un mito greco, cosi esplicativo e pieno di significato, ci insegna che esistono due tipi di norme, quelle scritte e quelle non.

Il senso di colpa e l'immagine di sé

Nella vita di tutti i giorni, per fortuna, non siamo chiamati a prendere delle decisioni su scelte così difficili ma capita di trovarci combattuti tra la nostra morale e le norme sociali. Sebbene la colpa sia un sentimento spiacevole da esperire, la sua funzione evolutiva non è connotata unicamente da aspetti negativi. In particolare, è stato notato come il senso di colpa presenti una relazione stabile con il comportamento prosociale (Tangney et al., 2007) tanto da poterne influenzare fortemente l’applicazione. 

Infatti, quando una persona si sente in colpa per un’azione commessa prova più spesso e in maniera più caparbia ad attuare un comportamento prosociale in un orizzonte temporale successivo all’esecuzione dell’azione fonte del senso di colpa esperito. In altre parole, una persona che si sente in colpa attuerà dei comportamenti volti a ripristinare un'immagine positiva di sé. Una delle possibili interpretazioni fornite per tale risultato risiede nella possibilità che l’utilizzo di un comportamento pro sociale mitighi il senso di colpa per l’azione precedente  (Xu et al., 2011).

Le differenze individuali dovute a variazioni nella struttura di personalità (e.g. alti livelli di psicopatia), come anche nella capacità di rappresentarsi gli stati d’animo altrui (TOM- Theory of mind) “predispongono” differentemente gli individui al senso di colpa e, pertanto, sono difficili se non impossibili da cambiare (Hare, 1998).


Esiste anche un senso di colpa inconscio più ostinato e difficile sia da rilevare sia da superare.Talvolta le persone non mostrano esplicitamente nessun segno tipico del senso di colpa seppure finiscono per sottoporsi implicitamente a continue espiazioni. Pensiamo ad esempio a quando una persona vive dei livelli di ansia altissimi che, ad un'analisi approfondita, dipendono dal fatto che non si sente confermata dal mondo esterno. Più semplicemente, in chiave evoluzionistica siamo portati a dare riprove sociali del nostro essere e delle nostre capacità. Indi per cui, quando queste richieste non vengono soddisfatte si diventa talmente ansiosi da mettere in discussione anche i “pilastri” fondamentali in cui si crede, in ultima analisi noi stessi

 Quando ci sentiamo in colpa, non facciamo altro che punire noi stessi e darci dei problemi. Ed è proprio a questo punto che dovremmo cercare di razionalizzare il più possibile e analizzare a fondo noi stessi se vogliamo trasformare quella colpa in responsabilità. Tormentarci con il senso di colpa non ci rende una persona migliore, anzi ci impedisce di migliorare. Assumerci la responsabilità per il “danno” che abbiamo causato è l'unico modo per superare questo tipo di sofferenza disfunzionale.


                              Dottor Gilberto Gigliotti

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