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Visualizzazione dei post da marzo, 2019

Philofobia: la paura di amare

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Avere paura di qualcosa o più cose è umano e naturale. Tutti hanno sperimentato da piccoli, ad esempio, la paura del buio, o da adulti la paura dei serpenti o di altri animali o insetti, la paura di situazioni pericolose o dell’ignoto e così via. La differenza, tra una persona e un’altra, delle sensazioni spiacevoli che una specifica cosa causa, sta nell’intensità di come viene percepita. Maggiore è l’intensità che si prova, maggiore saranno le conseguenze negative che si ripercuoteranno sulla vita di tutti i giorni con un’elevata probabilità che queste sensazioni diventino debilitanti e ostacolanti. Nei casi estremi si parla di “fobia”, la quale descrive una paura abnorme, immobilizzatrice, irragionevole e immotivata verso qualcosa che non rappresenta una reale minaccia ma che è vista come un pericolo di spropositate dimensioni nei confronti della quale si hanno reazioni spropositate. Una fobia può focalizzarsi potenzialmente su qualunque cosa che sia effettivamente perico

Cherofobia: fa paura la felicità

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Le emozioni sono stati mentali e fisiologici associate a modificazioni psicofisiologiche, che si verificano in risposta a stimoli interni o esterni, naturali o appresi. In termini evolutivi la loro principale funzione consiste nel rendere più efficace la reazione dell’individuo a situazioni in cui si rende necessaria una risposta immediata ai fini della sopravvivenza. La letteratura scientifica ha ampiamente confermato come questo processo psicologico sia regolato da fattori cognitivi, ovvero da come viene valutato cognitivamente un determinato evento, o da quali aspettative l’individuo ha verso esso. Un ruolo importante nell’influenzare la percezione e la sperimentazione delle emozioni, oltre all’autovalutazione, è giocato dalla società . Studi recenti nell’ambito della psicologia sociale hanno evidenziato, infatti, l’importanza delle opinioni altrui nella produzione delle emozioni. In un recente articolo di Bastian e colleghi del 2012, è emerso come  la desiderabilità soc

Lega-Me: Io nella mia famiglia

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E' proprio all'interno del sistema familiare che si sviluppa la nostra vita affettiva grazie all'instaurarsi delle relazioni con le figure di attaccamento primarie. Queste influenzeranno le successive relazioni di coppia e la scelta del partner. E' proprio l'attaccamento il filo che tiene unita una coppia. L'individuo adulto ricerca nell'altro delle capacità che possano confermare le percezioni sviluppate nelle prima infanzia. Si parla di omeostasi rappresentativa per dire che ci si lega a qualcuno che non faccia vacillare il sistema di rappresentazioni così saldo in noi. L'obiettivo di questo laboratorio è sperimentare i propri legami attraverso un esercizio pratico e aumentare la propria consapevolezza di sé e le proprie scelte. Il laboratorio del 12 Marzo si terrà presso la sede dell'associazione InOltre in Viale Biovio 94, Pescara, secondo piano, citofono: studio di Psicoterapia, alle ore 19:00. E' necessaria la prenotazione tramite mail