NEET e Hikikomori: il paradosso dell’evoluzione
I termini NEET e Hikikomori stanno ad
individuare due fenomeni di isolamento sociale giovanile.
Il termine NEET sta ad indicare gli individui che non sono
impegnati in nessuna attività lavorativa, di istruzione o di formazione
professionale.
Il termine Hikikomori invece, indica un fenomeno
originariamente nato in Giappone, che è caratterizzato da un ritiro sociale volontario,
di totale isolamento e evitamento di contatto umano, spesso rinchiusi nelle loro
abitazioni.
La possibilità di definirne cause e conseguenze sembra che
riporti ad una ricerca tempestiva di come si possano affrontare e gestire tali
problematiche. Ne deriva che è necessario individuare le modalità con cui
intervenire e supportare i giovani che ne soffrono, per minimizzarne i danni e
dare la possibilità di migliorare la loro qualità di vita, e di chi li
circonda.
𝐐𝐮𝐚𝐥𝐢 𝐝𝐢𝐟𝐟𝐞𝐫𝐞𝐧𝐳𝐞
𝐭𝐫𝐚
𝐢
𝐟𝐞𝐧𝐨𝐦𝐞𝐧𝐢
𝐝𝐢
𝐫𝐢𝐭𝐢𝐫𝐨
𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐥𝐞
I fenomeni NEET e Hikikomori sebbene abbiano delle caratteristiche
in comune vi sono delle piccole differenziazioni.
In italiano l’acronimo NEET (Not in Education, Employment or
Training) si traduce in ‘Non in Studio, Occupazione o Formazione’, la loro età è
generalmente compresa tra i 15 e i 29 anni. Attualmente l’Italia sembra
detenerne il record europeo, riportando 5,7 milioni di persone che ne soffrono,
e sembra essere più elevato tra le donne.
Hikikomori, invece significa letteralmente ‘stare in
disparte, isolarsi’, caratterizzato da un inghiottimento in rete, in cui
l’unico contatto rimasto e possibile rimane il virtuale. In Italia i casi
registrati sono oltre 55 mila persone, è un fenomeno anch’esso che colpisce
maggiormente i giovani in una fascia d’età tra i 14 ed i 30 anni, sembra
colpire maggiormente gli uomini, tra il 70% e il 90%.
Essenzialmente la differenza tra i due risiede nella
volontarietà e nell’intensità dell’isolamento e del ritiro sociale. I NEET
sembrano mantenere maggiormente le interazioni sociali, a differenza degli
Hikikomori che deliberatamente evitano e rifiutano ogni forma di interazione.
𝐋'𝐢𝐧𝐟𝐥𝐮𝐞𝐧𝐳𝐚
𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚
𝐬𝐨𝐜𝐢𝐞𝐭𝐚̀
𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚
𝐩𝐫𝐞𝐬𝐭𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞
Nella società odierna si vive sempre più il paradosso
dell’evoluzione, in cui c’è la continua pressione della ricerca di una
progressione, nella realizzazione personale e professionale. La nostra società
è in costante evoluzione, rispetto a conoscenze e competenze scientifiche,
economiche e tecnologiche.
Nel caso dei NEET risulta che la pressione sociale sulle
aspettative lavorative e le possibilità di formazione rimandano ad un tessuto
sociale non adeguato, ad aspettative che non hanno un riscontro. Spesso c’è una
mancanza di opportunità lavorative, con difficoltà a trovare impieghi che non
siano precari o mal pagati. Una tra le cause di rilievo sembra essere nata in
contesti sociali sfavorevoli, caratterizzati spesso da disuguaglianza e scarsa
produttività. Infatti, nella società
odierna competitiva, la paura del fallimento, l’ansia da prestazione, le
aspettative irrealistiche e la pressione sociale con un mancato supporto adeguato
possono spingere i giovani all’isolamento, che riporta alla paura dell’inadeguatezza.
Il termine Hikikomori è un disagio adattivo sociale, viene
utilizzato per riferirsi a chi decide di isolarsi dalla vita sociale per lunghi
periodi, che possono essere mesi fino a diversi anni. Gli Hikikomori si
chiudono nella propria abitazione, senza aver alcun tipo di contatto diretto
con il mondo esterno, talvolta nemmeno con i propri genitori, le cause posso
essere sociali, familiari e caratteriali. Molto spesso c’è un’assenza emotiva
del padre o un eccessivo attaccamento con la madre, o ancora, un attaccamento
ambivalente che rimanda a sentimenti di paura del rifiuto e del fallimento.
Possono anche essere vittime di bullismo in ambito scolastico o sociale, o
risentono delle pressioni sociali di
realizzazione. Solitamente hanno un’estrazione sociale medio-alta, sono
ragazzi spesso intelligenti, ma anche molto sensibili e inibiti socialmente.
Sostituiscono lo “stare in società” con lo “stare insieme nel virtuale”, con
rimandi continui ai social network e comunicazioni online. Quindi l’isolamento,
in entrambi i casi, non è la causa, ma la conseguenza.
𝐆𝐥𝐢 𝐞𝐟𝐟𝐞𝐭𝐭𝐢
𝐢𝐧𝐭𝐫𝐚𝐩𝐬𝐢𝐜𝐡𝐢𝐜𝐢
𝐝𝐞𝐥
𝐫𝐢𝐭𝐢𝐫𝐨
𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐥𝐞
In questi fenomeni l’ambiente sociale reale, l’incontro
fisico, il riconoscimento di un viso, di due occhi che ci guardano, e una
persona che ci comuna è contrapposto ad uno schermo, quattro mura che compongono
la fortezza di questi giovani, come se si vivesse in un piccolo acquario invece
che in un oceano, per paura di incontrare gli “squali” della società odierna.
Questo porta ad un turbine di depressione e svilimento, che causa un circolo
vizioso di crescente demotivazione e difficoltà, fino alla frammentazione di
rapporti personali in seguito alla perdita di empatia, creando un mondo pieno
di avventure immaginarie o di una falsa società, ma virtuale, fino a perdere le
competenze sociali per vivere in maniera sana ed equilibrata.
Date le conseguenze disastrose, anche per la famiglia oltre
che per l’individuo, risulta di fondamentale importanza riuscire ad affrontare
tali problematiche e cercare il modo più adatto per il recupero di chi ne
soffre. Innanzitutto, bisognerebbe non mettersi in una posizione giudicante, e
cercare di comprenderne le cause, accogliere la sofferenza, lasciarla emergere
e prendersene cura, fino a lenire tutte le ferite.
Lo strumento principale risulta la psicoterapia, che è il
luogo più adatto per fare questi passi graduali, per creare quella “base
sicura” di cui si sentono privati, per sbrogliare i nodi delle
insicurezze, dubbi, e necessità. È necessaria la collaborazione attiva
familiare, che ne è sempre protagonista, quindi questo indica anche una
possibile psicoterapia, oltre che individuale, anche familiare,
che sono risultate le più efficaci.
Ulteriori approcci possono essere la farmacoterapia, la psicoeducazione, e la terapia EMDR, che spesso
sono risultate utili, ma ci sono dei casi in cui tutto questo non risulta
efficace, ed è quindi necessario trovare soluzioni nuove e funzionali in base
alle caratteristiche dell’individuo.
“𝐻𝑎 𝑢𝑛𝑎
𝑠𝑢𝑎
𝑠𝑜𝑙𝑖𝑡𝑢𝑑𝑖𝑛𝑒
𝑙𝑜
𝑠𝑝𝑎𝑧𝑖𝑜,
𝑠𝑜𝑙𝑖𝑡𝑢𝑑𝑖𝑛𝑒
𝑖𝑙
𝑚𝑎𝑟𝑒
𝑒 𝑠𝑜𝑙𝑖𝑡𝑢𝑑𝑖𝑛𝑒
𝑙𝑎
𝑚𝑜𝑟𝑡𝑒
– 𝑒𝑝𝑝𝑢𝑟𝑒
𝑡𝑢𝑡𝑡𝑒 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑒
𝑠𝑜𝑛
𝑓𝑜𝑙𝑙𝑎
𝑖𝑛 𝑐𝑜𝑛𝑓𝑟𝑜𝑛𝑡𝑜
𝑎
𝑞𝑢𝑒𝑙
𝑝𝑢𝑛𝑡𝑜
𝑝𝑖𝑢̀
𝑝𝑟𝑜𝑓𝑜𝑛𝑑𝑜,
𝑠𝑒𝑔𝑟𝑒𝑡𝑒𝑧𝑧𝑎
𝑝𝑜𝑙𝑎𝑟𝑒,
𝑐ℎ𝑒 𝑒̀ 𝑢𝑛’𝑎𝑛𝑖𝑚𝑎
𝑎𝑙
𝑐𝑜𝑠𝑝𝑒𝑡𝑡𝑜
𝑑𝑖
𝑠𝑒
𝑠𝑡𝑒𝑠𝑠𝑎:
𝑖𝑛𝑓𝑖𝑛𝑖𝑡𝑎̀
𝑓𝑖𝑛𝑖𝑡𝑎.”
- Emily Dickinson
Dott.ssa Imma Di Tinco
Fonti:
-https://blog.uniecampus.it/2023/03/03/hikikomori-54mila-in-italia/
-https://www.frontiersin.org/journals/psychology/articles/10.3389/fpsyg.2015.01117/full
-https://www.hikikomoriitalia.it/p/chi-sono-gli-hikikomori.html#:~:text=%22Hikikomori%22%20%C3%A8%20un%20termine%20giapponese,di%20contatto%20diretto%20con%20il
-https://www.stateofmind.it/2022/01/hikikomori-ritiro-sociale/
-https://www.stateofmind.it/2022/06/hikikomori-neet/
-https://www.viaggiareconlentezza.com/2023/09/24/neet-e-hikikomori-analisi-e-riflessioni-sui-giovani-in-ritiro-sociale/
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