TRAUMA VICARIO: L'impatto delle esperienze dolorose altrui

                                    


Il trauma vicario è un fenomeno psicologico che emerge quando una persona, pur non vivendo direttamente un evento traumatico, ne subisce le conseguenze emotive a causa della sua vicinanza emotiva o professionale con chi ha vissuto tale trauma. Questo tipo di traumatizzazione colpisce in particolare i professionisti che lavorano in ambito di cura, come psicologi, psichiatri, assistenti sociali, medici, infermieri e soccorritori, che ogni giorno entrano in contatto con esperienze dolorose e traumatiche dei pazienti.

Quali sono i sintomi?

In sostanza, il trauma vicario non si origina da un'esperienza personale diretta, ma dal coinvolgimento emotivo con chi sta affrontando una sofferenza profonda.

Tuttavia, questa connessione può causare sintomi simili a quelli di un trauma diretto.

Tra questi abbiamo episodi di ansia e/o depressione (tavolta accompagnati da comportamenti disfunzionali pericolosi), pensieri intrusivi, evitamento di certe situazioni o emozioni, difficoltà di concentrazione, insonnia, difficoltà a livello relazionale e un generale calo del benessere psicologico.

A causa di tale correlazione con il disturbo da stress post-traumatico, diversi studiosi hanno definito il trauma vicario come Stress Traumatico Secondario (Secondary Traumatic Stress, STS).

 

Il ruolo dell'empatia e la sua ambiguità

Il meccanismo alla base del trauma vicario è legato all’empatia.

L’empatia implica la capacità di mettersi nei panni di un’altra persona e sperimentare le sue emozioni. Questo processo, che può avvenire a livello cognitivo, affettivo o comportamentale, è essenziale in molti contesti professionali, in particolare quelli che riguardano l’assistenza e la cura.

L’empatia costituisce una risorsa importante per stabilire una connessione terapeutica che aiuta la persona traumatizzata a sentirsi compresa e accolta. Tuttavia, quando l’empatia diventa eccessiva o non viene adeguatamente regolata, può comportare una serie di problematiche psicologiche.

L’esposizione continua alla sofferenza altrui può far sì che il professionista interiorizzi il dolore del paziente, iniziando a percepire quel trauma come se lo avesse vissuto in prima persona. In altre parole, l’intensità dell’esperienza emotiva condivisa può travalicare i confini, provocando una "contaminazione" emotiva che porta al trauma vicario.

 L'importanza della regolazione empatica

Sebbene l’empatia sia un fattore di rischio per il trauma vicario, essa è anche un elemento fondamentale per un’efficace relazione terapeutica. La chiave risiede nella regolazione empatica, ovvero la capacità di provare empatia senza farsi sopraffare dalle emozioni dell’altro. Essa implica saper gestire il coinvolgimento emotivo in modo che non vada a compromettere il proprio benessere psicologico. I professionisti della salute mentale, ad esempio, sono formati per stabilire una distanza emotiva sufficiente per evitare che i racconti e le sensazioni dei pazienti influiscano profondamente su di loro. Tecniche di auto-cura, supervisione regolare e pratiche di mindfulness sono strumenti efficaci per mantenere un equilibrio sano tra empatia e benessere personale.

 Prevenzione e consapevolezza

Il trauma vicario è un rischio insidioso che può minacciare seriamente il benessere emotivo di chi è esposto quotidianamente al dolore degli altri.

Per proteggere la salute mentale dei professionisti, è fondamentale implementare strategie di prevenzione efficaci. Più un operatore è supportato, meglio riuscirà a gestire il peso emotivo delle storie traumatiche che ascolta. In questo contesto, i programmi di benessere aziendale e la psicoeducazione sono risorse preziose per preparare i professionisti a fronteggiare il trauma vicario.

Formazione specifica sulla psicologia dell'emergenza
e tecniche di gestione dello stress sono strumenti che permettono di affrontare il dolore altrui senza subire i suoi effetti paralizzanti.

Prendersi delle pause, ascoltare i propri bisogni e dedicarsi ad attività rigeneranti sono piccoli ma potenti passi verso il mantenimento del proprio benessere psicofisico. Solo quando si è in grado di proteggere sé stessi, si può offrire un supporto genuino ed efficace a chi ha bisogno di aiuto. Inoltre, in ambito professionale l’importanza di un ambiente lavorativo sano e di un sistema di supporto psicologico non può essere sottovalutata: creando una rete di sostegno tra colleghi, è possibile ridurre significativamente il rischio di burnout e trauma vicario. La prevenzione, quindi, non è solo una questione individuale, ma una responsabilità collettiva che garantisce il benessere a lungo termine di chi si dedica al sostegno degli altri.

                                                                                                 Dott.ssa Grazia Basso

 


Commenti

Post popolari in questo blog

Workaholism. Ubriacatura da lavoro

Philofobia: la paura di amare

P̲s̲i̲c̲o̲-̲S̲o̲F̲à̲:̲ ̲I̲l̲ ̲s̲a̲l̲o̲t̲t̲o̲ ̲p̲s̲i̲c̲o̲l̲o̲g̲i̲c̲o̲ ̲d̲i̲ ̲I̲n̲O̲l̲t̲r̲e̲